lunedì 31 ottobre 2016

L'altra metà del cielo

Quello che preme sottolineare, con questo contributo, è la necessità culturale di distinguere i dati storici (forme originali e percorsi evolutivi delle tradizioni), da quelli antropologici (legami fra tradizioni religiose e modelli civili), da quelli teologici (riflessione sul rapporto tra uomini e divino), innanzitutto. In seconda istanza, pare necessario dire due cose: la prima è ricordare come la serie di feste che da Ognissanti passa per la commemorazione dei fedeli defunti e per la relativa novena, fino alle celebrazioni della luce in occasione di San Martino, presentino una coincidenza praticamente perfetta con quanto commemorato nel medesimo periodo dalle comunità neo-celtiche attuali. La vigilia del 1 Novembre, inizio dei 10 giorni del capodanno contadino, le bestie rientravano alle stalle: giusto il tempo d'ordinare tutto e pulire gli attrezzi, prima di rinnovare i patti agrari a San Martino e seminare. Il ritorno al focolare domestico evocava in Italia l’antica dea Vesta e le eredità materiali, si sangue e spirituali della famiglia, del popolo e della patria. Il sole s'interra dal versante occidentale, detto della capra, ponendo fine alla sua vita attiva sotto il cranio dei patriarchi. Sul piano spirituale, l’esperienza agricola si traduceva nel ringraziamento agli antenati che prepararono la vita ed il lavoro delle generazioni viventi e si esorcizzavano, per contro, le ombre e le povertà da questi lasciate in sospeso sulle teste dei loro discendenti.


Infine e per quanto concerne la prospettiva teologica squisitamente cristiana, interessa qui sottolineare quale reale incidenza debba avere a mio avviso, per un cattolico, l'indicazione levitica di ostracismo alla divinazione ed allo spiritismo. E' chiaro che tutte le indicazioni mosaiche avessero uno ed un solo comune denominatore, ovvero la demonizzazione dell'idolatria. Tutti i comandamenti, tutte le forme della legge e tutte le indicazioni del Cristo si armonizzano attorno all'UNICO problema dell'idolatria, ovvero dell'inevitabilità del fatto che chi non raccolga verso l'Unità, “disperda”. A fronte della prescrizione in cui sono cadute a tutt'oggi gli obblighi mosaici, ritengo che la direzione verso l'Unità (ovvero la Comunione con la più estesa parte possibile del reale) del proprio operato sia il criterio per determinare la legittimità di un'azione; dal punto di vista tecnico, lo stesso rito di esorcismo cattolico (erede dell'esorcismo praticato dal Cristo) è una forma di manipolazione degli spiriti che violerebbe il divieto levitico di occuparsi dell'obbedienza materiale al dio padrone. La Chiesa stessa, con la sua pratica spiritica rituale (invocazioni, evocazioni, esorcismi, propiziazioni, benedizioni, scongiuri, consacrazioni, tecniche sciamaniche di guarigione -unzione degl'infermi-, purificazioni tramite potenze divine -confessione-, dedicazioni a poteri soprannaturali -sacro cuore-, uso di talismani -medagliette miracolose, scapolari-, anatemi ecc.) posta in mano al clero, pare dimostrare inequivocabilmente che la Sua preoccupazione resti a tutt'oggi una: quella di "non disperdere" l'intenzionalità delle energie, evitando di metter a rischio il popolo ed i propositi degl’iniziati, lasciando certe pratiche in balia di personale non preparato a valutarne e fronteggiarne gli effetti.