domenica 10 luglio 2016

4. La scala di Giacobbe

L’Unica Coscienza (“divina”), come ogni altra cosa, si può dire ch’esista solamente nel momento in cui sia sperimentabile perlomeno da se stessa: almeno in un dato momento, in una data ora e in un determinato modo. Dal momento in cui esiste, ossia nel momento stesso in cui essa “diviene” qualcosa di sperimentato, la Coscienza si trova imbrigliata nella dinamica dualista dell’io vs l’altro, perché non può essere conosciuto in se stesso ciò che non sia distinguibile da qualcos’altro. E’ necessario, per capire ciò che si sta scrivendo, avere già ben chiari i dati rilevati nei tre articoli precedenti (1; 2; 3). Non solo l’esistere dell’Unica Coscienza implica l’emergere verso essa della realtà duale: se, come ricorda il card. Cusano, non è conoscibile nulla che non assomigli a qualcosa che già si conosce, la sussistenza dell’Unica Coscienza implica l’esistenza di una struttura di reciprocità fra essa ed innumerevoli altre coscienze per così dire “finite”, poste fra loro in un rapporto speculare analogico. Il rapporto speculare fra idea e cose genera i simboli della Scienza Sacra.
 

«Al centro dell’area scelta si erige un albero maestro attorno al quale si traccia un grande cerchio; si osserva l’ombra che cade sul cerchio; lo scarto massimo fra l’ombra del mattino e quella della sera indica l’asse Est-Ovest; due cerchi centrati sui punti cardinali del primo indicano, attraverso la loro intersezione, gli angoli del quadrato. Quest’ultimo è la quadratura del cerchio solare. E’ importante ricordare con precisione le tre operazioni della fondazione, ovvero: il tracciato del cerchio, il tracciato degli assi cardinali e l’orientamento, il tracciato del quadrato di base, perché sono queste che determinano il simbolismo fondamentale del tempio con i suoi tre elementi corrispondenti alle tre operazioni: il cerchio, il quadrato e la croce per mezzo della quale si passa dal primo al secondo» (J. HANI, Il simbolismo del tempio cristiano, Arkeios, Roma 1996).

 

In virtù della relazione analogica che accomuna nel riflesso reciproco le cose del cielo con quelle della terra, l’arte sacra si è da sempre fatta carico, come sua primissima istanza, di custodire i tesori di conoscenza che fossero utili agli iniziati per risalire dalla sfera della propria esperienza concreta, materiale, rituale, fino alle vette della saggezza da cui si scorgono gli orizzonti dell’eternità. Non solo l’arte in sé è qualcosa di ben diverso dall’artigianato (il quale condivide con essa la maestria degli artefici, ma ne costituisce il riflesso ctonio, producendo oggetti d’uso pratico), ma l’arte sacra è anche cosa ben diversa dall’arte religiosa: mentre l’arte sacra è di natura simbolica, l’arte religiosa è sostanzialmente didascalica. Arte sacra e Liturgia custodiscono le chiavi alla via esoterica, personale e nascosta, all’interno della vita piana, pubblica e collettiva di un culto.
 

«Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli» (Colossesi I, 15-20).

1 commento:

  1. Per approfondire: http://www.ritosimbolico.it/rsi/2012/08/dialogo-sul-compasso/

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